giuseppe bergomi

Giuseppe Bergomi nasce a Brescia nel 1953. Formatosi all’Accademia di Brera, tiene nel ’78 la sua prima personale come pittore nella sua città natale. Tre anni dopo inizia a modellare. Espone per la prima volta le sue sculture alla Galleria dell’Incisione di Brescia nel 1982. Nel ‘92/93 l’Accademia di Beychevelle per l’Arte Contemporanea lo invita a vivere e a lavorare a Château Beychevelle. Qui lo scultore realizza una grande terracotta raffigurante “l’allegoria della Giustizia”, con la quale vince il “Grand Prix Château Beychevelle 1993”. Nel 1996 viene invitato alla XII Quadriennale d’arte di Roma, in tale occasione la Camera dei deputati acquista una sua opera. L’anno successivo gli viene conferito il “Premio Camera dei deputati” e si inaugura una esposizione personale a Palazzo Montecitorio. Nello stesso anno il Principato di Monaco acquista due sue grandi sculture in bronzo, esposte alla VI Biennale di Scultura di Montecarlo. Nel 2000 realizza una scultura monumentale in bronzo dal titolo “Uomini, delfini e parallelepipedi” per l’ingresso dell’acquario di Nagoya in Giappone. Nell’estate 2005 il Chiostro del Bramante di Roma ospita una grande esposizione dell’artista con sessanta sculture in bronzo policromo curata da Italian Factory. La stessa mostra verrà inaugurata a Palazzo Martinengo a Brescia nel febbraio 2006. Numerose le esposizioni che si sono susseguite dal 1978 ad oggi; l’ultima, dal titolo “Italiana”, al Shangai Art Museum - Shangai 2007. Vive e lavora a Ome, in provincia di Brescia. Il realismo di Bergomi, autore di riferimento nell'ambito della scultura contemporanea, rivela un linguaggio pulito e misurato, frutto di un lavoro lento e meticoloso mirato a depurare l'immagine da qualsiasi particolare superfluo. Protagonista del lavoro di Bergomi è la figura umana, da sempre tema centrale della sua ricerca. La moglie e le figlie i soggetti che predilige, figure che appartengono alla sua quotidianità elevate a monumenti dell'umano sentire. Terracotta e bronzo sono i materiali utilizzati per dare forma a ciò che, dei corpi umani, lo sguardo fisico non rivela: "quel valore unico espresso dalla parola dignità che i corpi e gli occhi non rivelano".

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