andrea baruffi

Andrea Baruffi (Lizzano in Belvedere (Bo), 1949) si laurea in Architettura a Firenze e nel 1977 si trasferisce negli Stati Uniti dove svolge con successo attività di graphic designer e illustratore per i maggiori quotidiani e riviste newyorkesi («New York Times», «Daily News», «Newsweek», «Time») e le più importanti agenzie pubblicitarie americane (Young & Rubicam, Grey Advertising, Ogilvy & Mather, J. Walter Thompson). Nel 1985 consegue l’Art Direction Award for the Dover Corporation Annual Report. Nel 1991 inizia a utilizzare immagini digitali per le sue creazioni. Dal 1995 partecipa a numerose mostre (Gubbio, Bologna, Milano, Roma, Padova, Boston, New York) e fiere d’arte contemporanea come Artefiera (Bologna), Artissima (Torino), Miart (Milano), Museum (Parma), Art Verona, St. Art Strasbourg, Lineart Gent (Belgio), Holland Art Fair (den Haag), ArtWien. Nel 2002 ha realizzato due grandi cicli pittorici e grafici per le nuove sedi del Reparto di Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica presso l’Ospedale S. Orsola di Bologna e il complesso Casa Sollievo della Sofferenza creato da San Pio a San Giovanni Rotondo. È del 2012 la sua ultima personale a Singapore. La ricerca pittorica di Baruffi si ispira alle atmosfere di Edward Hopper e del cinema americano degli anni Quaranta del Novecento con uno stile sobrio, pulito, efficace, e uno sguardo elegantemente ironico e surreale. Egli ritrae contesti urbani statunitensi variando tra tonalità colorate molto intense e bianchi e neri raffinatissimi. La città di Baruffi, espressione di un immaginario elaborato nel corso della sua esperienza oltreoceano, è caotica, affollata, dinamica, eppure sospesa, immobile nella netta alternanza di luci e ombre, espressione di una memoria collettiva e di un’appartenenza a una società anonima e indistinta, in cui anche l’osservatore può riflettere e riconoscere se stesso con una certa vena malinconica. Il suo sguardo è sempre diretto, apparentemente distaccato, mentre si muove dall’alto sui grattacieli distribuiti a scacchiera, o si allunga in prospettive angolate che rafforzano la sospensione. L’iconografia ispirata al mito americano degli anni tra le due guerre, così radicata nel nostro immaginario collettivo, viene dunque arricchita di nuovi spunti che attingono da una parte alla formazione di architetto e designer, dall’altro ai passi del progresso e della contemporaneità.

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